mercoledì 20 gennaio 2010

Terzo giorno di sciopero dei collaboratori del Gazzettino di Vicenza. Ma l'editore fa orecchie da mercante





Un aggiornamento ci arriva da parte dei collaboratori del Gazzettino, pagine di Vicenza, che da tre giorni scioperano contro la drastica riduzione dei compensi (l'ennesima per la verità per loro):


"Terzo e ultimo giorno di sciopero per noi collaboratori del Gazzettino di Vicenza. Sciopero accompagnato dal totale silenzio dell’Azienda. All’azione di protesta contro la drastica riduzione dei compensi non è seguito fino ad ora alcun segnale da parte dei diretti interessati".

Sull'argomento, segnaliamo anche il comunicato di Re:fusi (leggi qua) e la ripresa della notizia sul blog Frittelle d'Italia (leggi qua). Anche il Sindacato dei giornalisti del Veneto ha diramato una nota in solidarietà ai colleghi del Gazzettino (leggi qua).

lunedì 14 dicembre 2009

Giornalismo e agricoltura: un'esperienza da un collega di Rovigo

Il binomio giornalismo/raccolta di pomodori, innescato dal buon Emilio Fede sul Tg4 (vedi precedente post con risposta giustamente irata di una freelance) continua a solleticare la fantasia dei colleghi precari. Questa volta ci scrive un collaboratore di Rovigo che, partendo dal suo vissuto personale, arriva a smentire Fede: caro Emilio, sbagli, la raccolta della frutta «frutta» ben di più della raccolta delle news...


Raffaele Bonanni si è improvvisamente accorto che non tutti i giornalisti fanno parte della "casta" che guadagna stipendi da sogno per scaldare una poltrona in redazione. Emilio Fede smentisce che un giornalista del Tg4 guadagni meno di un raccoglitore di pomodori.
Non ho mai avuto la fortuna di lavorare per il Tg4 e finora mi sono cimentato solo con la raccolta della frutta, per una paga, all'epoca, di 7.900 lire all'ora per otto ore al giorno. Anni dopo questa fortunata esperienza nel primario, ho iniziato a collaborare per un quotidiano locale (La Voce di Rovigo, facciamo i nomi), per la paga mirabolante di cinque euro a pezzo, tre euro se il pezzo era breve. Il primo stipendio, relativo a sette articoli, fu di 30 euro. Ricordo ancora il momento in cui mi recai in banca per incassare l'assegno, nel totale sollazzo della cassiera. Dopo qualche tempo mi fu fatto un contrattino da 120 euro al mese. Decisamente meno di quello che guadagnavo lavorando in frutteto. In realtà, questi soldi cominciarono a fluire nelle mie tasche solo dopo otto-nove mesi, quando mi ero già licenziato in modo assai polemico, lamentando il fatto che stavo lavorando gratis per arricchire il direttore e l'amministratore. Dopo questa appagante esperienza, in preda al masochismo continuo a scrivere per un mensile (La Città) che pagava 0,003 euro a battuta (!). In pratica tre euro per un pezzo di mille battute. Anche con questa prestigiosa collaborazione non mi riusciva di comprarmi la barchetta a Gallipoli, così prima mollai il mensile, poi trovai lavoro al Corriere del Veneto, dove lavoro ancora oggi tra mille mugugni. La paga è da sogno, rispetto ai 5 euro di una volta. Per un pezzo lungo arrivo a prendere perfino 25 euro lordi. Peccato che a) il computer, la connessione a internet, il telefono e l'automobile siano a mio carico; b) gli spazi striminziti del Corriere, specie la pagina di Rovigo, non consentano di scrivere abbastanza da poterci campare. L'Ordine dei giornalisti, poi, mi chiede 100 euro l'anno per la tessera, mentre l'Inpgi si prende per i contributi quasi due stipendi in una botta sola.
Per potermi permettere il lusso di fare il giornalista, lavoro da un'altra parte, dove tra l'altro comincio a rendermi conto di cos'è un posto di lavoro serio: a impegno fisso, ad esempio, mi viene corrisposto uno stipendio fisso, che stranamente mi consente di fare la spesa e pagare le bollette. Pensate che in questo regno del Bengodi, se faccio un viaggio in macchina per lavoro, mi viene rimborsato! E se mi faccio male, ho un'assicurazione che mi tutela. Da non credere.
Concludo con una cosa che avrei voluto mettere nell'attacco del pezzo. Visto che per molti è normale che un giornalista lavori nelle condizioni sopra descritte, ho pensato di proporre un giochetto da fare tutti assieme: provare a immaginare se l'Arma dei carabinieri lavorasse in questo modo. A voi il piacere di elaborare tutta la serie di gag e situazioni esilaranti con protagonisti carabinieri precari, part time, che devono pagarsi da soli il pieno della volante, che lavorano in più posti al giorno per sbarcare il lunario, ecc. ecc. Si potrebbe trarne una gradevole sit com da mandare in onda dopo il Tg4.

Occhio freelance: arriva la PEC!


Ci scrive il collega Andrea, segnalandoci una mail, inviata dall'Ordine dei giornalisti del Veneto, sulla «posta elettronica certificata». Un nuovo (e oneroso) «obbligo di legge» dalla quantomeno dubbia utilità. Segnaliamo fra l'altro che QUI (primo sito che esce cercando la parola su google) la offrono a 5 euro annui...

Caro blog dei giornalisti precari, ti segnalo come possibile post una esilarante mail che è arrivata nei giorni scorsi a tutti dall'ordine. in pratica ci obbligherebbero a dotarci di posta elettronica certificata, alla modica cifra di 18 euro più iva all'anno. convenientissimo, per un ordine che di fatto ormai è composto per lo più da precari. paghiamo già un centone all'anno per l'adesivo sulla macchina, farla gratis no?

Questa la mail giuntaci:

CASELLA DI POSTA ELETTRONICA CERTIFICATA GRATIS PER UN ANNO A TUTTI I GIORNALISTI DEL VENETO

La convenzione dell'Ordine

Gentile Collega,

tutti gli iscritti all’Albo sono obbligati a dotarsi di Posta elettronica certificata (Pec) ai sensi di quanto stabilito dal comma 7 dell’articolo 16 della legge 2/2009. Il termine fissato dalla legge è il 30 novembre del 2009 e, dal prossimo anno, tutte le comunicazioni dell’Ordine dei giornalisti del Veneto agli iscritti all’Albo (professionisti, pubblicisti, praticanti e iscritti all’Elenco Speciale) avverranno tramite Posta elettronica certificata (Pec), con notevoli vantaggi per gli iscritti e consistenti risparmi per l'Ordine.

Al fine di agevolare i giornalisti della regione nell'adempiere a questo obbligo nel modo più semplice e meno oneroso, è stata stipulata una convenzione con la società VISURA spa che prevede la fornitura di una PEC (nome.cognome@venetogiornalisti.it) per tre anni, il cui costo per il primo anno è a carico dell'Ordine e per i successivi due anni a carico dell'iscritto, il quale sarà tenuto a pagare un totale di €.12,00 + iva (€.6,00 + iva l'anno). Questa somma sarà fatturata a partire dal secondo anno in un'unica soluzione, direttamente da Visura spa a ciascun iscritto che avrà attivato la Pec.

I colleghi che aderiranno alla convenzione saranno quindi tenuti al rispetto del contratto triennale alle condizioni di cui sopra. Si tratta di una tariffa tra le più convenienti sul mercato, tenuto conto anche del servizio di assistenza offerto da Visura spa a tutti gli iscritti che aderiranno alla convenzione. L’avvenuta cancellazione dall’Albo dei giornalisti del Veneto o il trasferimento ad altro Ordine farà venir meno la possibilità di utilizzo della casella PEC, che sarà disattivata dalla società Visura spa. Se la cancellazione o il trasferimento dovessero avvenire nella seconda o terza annualità, l’iscritto non potrà chiedere ad alcun titolo la restituzione della quota versata per l’eventuale periodo di mancato godimento della casella PEC.

Per attivare la casella di Posta elettronica certificata la procedura è semplice e veloce: quanto prima sarà inviata a tutti gli iscritti direttamente da Visura spa una mail contenente i propri codici personali e le poche indicazioni da seguire. Chi non riceverà la suddetta comunicazione entro metà dicembre (a causa di eventuali disguidi o perché l’Ordine non possiede alcun indirizzo mail), dovrà invece richiedere direttamente i propri codici inviando una mail contenente nome, cognome e codice fiscale a gestionepec@visura.it indicando nell’oggetto “Richiesta parametri Pec Giornalisti”.

Tutti i colleghi sono dunque invitati caldamente ad aderire al più presto alla convenzione con Visura spa.

Chi è già in possesso di Pec è tenuto a comunicare tempestivamente il proprio indirizzo alla segreteria dell’Ordine dei giornalisti del Veneto. La comunicazione potrà essere effettuata al consueto indirizzo mail (segreteria@ordinegiornalisti.veneto.it) oppure all'indirizzo Pec: odgveneto@gigapec.itche sarà utilizzatoper tutte le comunicazioni da e verso in dirizzi di posta elettronica certificata.

L’utilizzo della Pec per tutte le comunicazioni dell’Ordine dei giornalisti (dalla circolare per le quote annuali alla convocazione dell’assemblea annuale; dall’indizione delle elezioni alle varie comunicazioni agli iscritti, ecc.) porterà prevedibili benefici tra cui una maggiore rapidità di comunicazione e una sensibile riduzione dei costi amministrativi e di quelli relativi alle spedizioni postali, ed eviterà agli iscritti lunghe code agli uffici postali per ritirare le raccomandate con le comunicazioni.

(...)

sabato 21 novembre 2009

Emilio Fede, i precari e i raccoglitori di pomodori

«Ci sono giornalisti che guadagnano meno degli immigrati che raccolgono i pomodori». Parola di Raffaele Bonanni (18 novembre 2009), segretario generale della Cisl che sta puntando a creare un nuovo sindacato in concorrenza con la Fnsi.
Edizione serale del Tg4. Emilio Fede commenta: «Una considerazione che non trova riscontro. Se mi guardo attorno, qui ogni giornalista guadagna quanto dieci, quindici, venti, o cinquanta - meritatamente - raccoglitori di pomodori» (il video è qui, al minuto 4.50). Così, en passant. Forse non si è guardato bene intorno? A quanti pomodori corrisponde un articolo pagato 9 euro?

Una giovane giornalista precaria veneta vede la scena, non trattiene la rabbia e scrive una breve ma densa letterina al dottr Fede. La riportiamo qui sotto (se volete unirvi alla protesta, potete scrivere anche voi a emilio.fede@mediaset.it).

"Caro direttore,
sarò brevissima: quanto affermato oggi da Raffaele Bonanni ("Ci sono
giornalisti che guadagnano meno degli immigrati che raccolgono pomdori
nei campi") è assolutamente vero. Posso sottoscriverlo perchè anche
io, giornalista professionista che collabora quotidianamente da nove
anni per un'importante testata del NordEst, mi trovo nella situazione
descritta dal numero uno della Cisl: 9,50 euro lordi a pezzo. E le
assicuro che per chi come me non ha mai messo al primo posto un
contratto di assunzione ed ha pensato sempre e solo a lavorare, per un
giornale che ama, cifre di questo tipo sono un'umiliazione difficile
da sostenere. Immagino che all'interno della sua redazione non ci
siano situazioni di questo tipo, però ci tengo a farle sapere che
tanti bravi colleghi vivono la mia stessa condizione. Senza che il
nostro sindacato faccia nulla.

Distinti saluti

Lettera firmata"

giovedì 29 ottobre 2009

Domande da cento milioni all'Inpgi...

Cari amici di Re:fusi,
anche se fisicamente "latitante" agli incontri da voi organizzati (il motivo è essenzialmente dovuto ad impegni contingenti ed assolutamente inderogabili) fin dall'inizio di questa avventura ho voluto dare la mia adesione, considerando assolutamente importante che finalmente ci sia qualcosa e qualcuno che intercetti le difficoltà dei free lance al fine di migliorare le condizioni del nostro lavoro.
Colgo quindi l'invito a mandare contributi su un tema alquanto delicato come l'Inpgi.
Ottima l'idea di un confronto con il presidente. E altrettanto ottima l'idea di affrontare il problema che illustrate nella lettera, dalle difficoltà di pagamento alle novità circa il pagamento dei contributi a nostro carico attraverso F24. Tanto per fare un esempio: ho scoperto per caso e solo all'ultimo giorno che per chi ha la partita Iva come me sarebbe obbligatorio formulare ed inviare il modulo "esclusivamente" via telematica attraverso le strutture convenzionate (ovvero gli studi commercialistici, e quindi a pagamento) e non semplicemente recandosi alla banca e alle poste. Che sia vero o no, è ancora un mistero, anche se il sito dell'Inpgi è esplicito su questo.
La scarsa dimestichezza con questo procedura (tra l'altro il pagamento con F24 Accise non è disponibile attraverso l' home banking) ha in qualche modo costretto l'Inpgi a correre ai ripari, facendo resuscitare la modalità del pagamento via bonifico per il conguaglio 2008. Io l'ho saputo solo perchè ho chiesto all'Inpgi di dirmi quanto dovevo pagare in quanto a tutt'oggi non ho ricevuto nessuna lettera dall'Inpgi su quanto dovevo versare e tantomeno sulla reintroduzione del bonifico, come invece accadeva in passato e come accade per il pagamento dell'acconto (sono un caso isolato oppure è successo ad altri?)
Con Camporese, sarei del parere di affrontare un po' tutta la questione Inpgi 2, in quanto ho riscontrato una vasta scarsa conoscenza delle implicazioni che comporta il nuovo (si fa per dire: è partito nel 1996) sistema pensionistico. Che può essere riassunto semplicemente così: prenderai la pensione in base ai contributi che hai versato. Diventa quindi strategico capire con chiarezza quale è il futuro, E' facile - o sbrigativo - rispondere che la pensione sarà ridicola, ma quanto lo sarà? Questo anche per provvedere per tempo, magari ricorrendo ad altre formule che garantiscano un reddito decente ad una certa età o in caso di gravi difficoltà. E prima si provvede, meno si paga.
Ad esempio: è possibile sapere (domanda da cento milioni) quanto si percepirà di pensione in base ai contributi versati e in presenza di versamenti presso Inpgi 1 o Inps o altri istituti di previdenza? Sono molti i free lance in questa situazione ed è davvero arduo districarsi per capirci qualcosa.
Questo anche per lanciare un campanello d'allarme circa una situazione che tra vent'anni potrebbe vedere molti di noi nella difficoltà di mettere insieme non i contributi per l'Inpgi ma il pranzo con la cena. E non perchè non abbiamo lavorato, tutt'altro. Il fatto è - ripeto - che con il nuovo sistema siamo noi (con i nostri versamenti o quelli dell'editore per conto nostro) a costruire il nostro futuro. Rimanere con un pugno di mosche in mano non sarà utile a nessuno.

Un altro aspetto da affrontare è il funzionamento di tutte quelle garanzie accessorie offerte dall'Inpgi, anche nella gestione separata: accensione di mutui, assicurazioni sulla vita ecc. ecc. Quanti di noi sanno a cosa hanno diritto? Posso assicurare che anche chi, come il sottoscritto, ha cercato informazioni a riguardo non ha avuto risposte chiare e univoche.

Questo è quanto. Scusate se sono stato prolisso o poco chiaro: nel primo caso probabilmente il fatto di aver superato gli anta e di avere responsabilità familiari mi rende più preoccupato di altri più giovani su questo tema. Circa la chiarezza, volentieri resto a disposizione.
Vi ringrazio per l'attenzione.